lunedì 27 ottobre 2008

La forza della Speranza

Carissimi amici della missione, leggendo il "SITE": "Il Paese dei Bambini che sorridono" ho incontrato una storia  che mi ha fatto riflettere.  Allora ho pensato di riscriverla sul mio "Blog", perché possiate conoscere che nel mond
o ci sono ancora persone che donano la propria vita , il loro tempo, le loro energie per sostenere,  difendere e aiutare molte persone che si trovano nel
bisogno.(Dall'inviatoStella Spinelli.)
Veramente questa storia può interessare qualcuno? Non ho fatto nulla di speciale dice Rosalina, mentre ci accoglie nella sua casa: Quattro stanze racchiuse in un ampio recinto in legno e fango. Siamo nel luogo delle "invasioni" ( occupazioni), nella città di S. Luis. Un "bairro" accanto all'altro a formare una distesa sterminata di casette alternate a capanne in legno e fango.
 In ogni angolo sciami di bambini che giocano e donne affaticate che rientrano dai campi. È un'area in continua espansione. La gente non se la sente più di vivere nell'interno, in paesi che distano gli uni dagli altri decine di Km. di strade li terra e argilla, impercorribili nella stagione delle piogge. Avvicinarsi alla Capitle sembra più facile sopravvivere: combattere la fame e salvare i propri figli. Così da un giorno all'altro intere famiglie si trasferiscono qui e costruiscono la propria capanna, dove ci sia un po' di spazio. Sembra un alveare. Questa "giovane nonna" ci apre il cancello. Sono le ore 18 di un caldo giorno di agosto. È già buio. "Siate i benvenuti. Per me è una gioia 
avervi qui". Ci racconta la storia della sua numerosa famiglia. Ci
 fa entrare e ci mostra con orgoglio una ad una quelle semplici stanze, con pochi mobili e molto scarni. Cerchiamo di migliorarla
 ogni giorno -commenta. Si è emoziona un istante, ma poi ritorna il sorriso e il suo volto si illumina. Ne ha  passate tante! Giovanissima si sposò con un uomo più grande di lei , che le promise l'impossibile. Ebbe diversi figli. In due era più facile affrontare la povertà. Un giorno poi il marito non è più tornato.... "Io non ho avuto nemmeno il tempo di disperarmi. Per un po' ho aspettato.
 Ho sperato che tornasse..! Poi ho ho capito che non c'era tempo da perdere. Da sola non ce l'avrei fatta." Così lei ha cominciato a fare dei lavoretti, per assicurare almeno
 un piatto di riso e fagioli per i suoi figli. Ha venduto "ghiaccioli"giorno dopo giorno, percorrendo km,vendendo ghiaccio colorato. Poi sono arrivate le "Suore Missionarie" che l'hanno aiutata come potevano, con un sostegno morale e non solo. Hanno attivato una rete di adozione a distanza, grazie alla quale molte famiglie italiane aiutano chi ha bisogno. "Anche i miei figli sono stati inseriti in questo progetto. Queste persone sono state sempre in contatto con noi e piano piano le difficoltà sono diminuite. Con il denaro guadagnato ho acquistato due piccole costruzioni, che ho rifatto ristrutturare e ho affittato per un negozio di 
frutta e un'officina, e in una stanza della casa ha ricavato un altro fondo che ha affittato per un "bar". Ora si è fatto tardi e la sua famiglia deve cenare. Piano piano arrivano tutti i suoi 5  figli, di cui uno adottato, perché era stato abbandonato per la strada, con la figlia maggiore incinta di 8 mesi,. Così fra poco ci saranno anche 3 nipoti. Suor Gabriella della Congregazione delle "Suore Minime del Sacro Cuore", che ha lavorato 18 anni in Brasile commenta. Nei "bairros" brasiliani la famiglia ha un concetto molto ampio e indefinito che ruota e prende forma intorno alla donna, unico perno e speranza dei poveri. Ed è proprio nel ruolo della donna che le missioni, sia laiche che religiose , ripongono  la loro fiducia.

Bujarì 27 ottobre 2008

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