giovedì 25 dicembre 2008

COSA RESTA DEL NATALE ?


Il clima del natale, tra i grandi appuntamenti annuali, ci aiuterà ad entrare nel vero senso della solennità del Natale. Vuole essere un invito a pr
endere in considerazione ciò che non è il Natale cristiano, anche se a volte in buona fede siamo portati a crederlo. Siamo tentati di sollecitare i cristiani di buona volontà, a rivedere con giusto occhio, i modi concreti con cui spesso viene presentato, e siamo invitati a celebrare la Grande festa natalizia, sia nell'ambito mondano, che nelle nostre comunità cristiane. "Qual 'è il Natale che vale?"
Qualche anno fa'  un enorme pannello pubblicitario di Babbo Natale, con questa scritta, invitava tutti quanti a "regalarsi un Natale" degno di gente che conta. Si riferiva al "Supermercato", oggetto della pubblicità, come luogo della celebrazione, quale tempio nuovo adatto allo scopo. 
Questo particolare forse è uno dei tanti richiami capace di farci riflettere su come anche gli eventi più grandi della nostra fede, se non siamo vigilanti, ci vengono sempre più scippati da quello economico. La febbre da consumi è una realtà innegabile, che esplode in occasione di celebrazioni solenni. Il fatto che la società tipica dei nostri Paesi occidentali, basata sul neo-capitalismo selvaggio, ci offra un modello di vita materialista, non deve meravigliarci, più di tanto, perché tutto questo è perfettamente logico: "Consumare per produrre". Infatti chi non consuma 
non conta! Interi popoli sono cancellati dai "bilanci mondiali", perché non producono
 e non consumano. Ci deve invece preoccupare seriamente il da
to di fatto che troppi cristiani abbiano assimilato questa mentalità e adottato questo comportamento "mondano", anche nel celebrare le più importanti festività cristiane.  È facile constatare che questo modello è vissuto pure da molti cristiani, che poi canteranno felici e contenti: "Tu scendi 
dalle stelle e vieni in una grotta al freddo e al gelo.....". "Come le
 nostre Comunità preparano, celebrano e vivono il Natale?". La risposta è difficile. Non dimentichiamo che molti, specialmente la gente umile,vive le feste cristiane, ascoltando la Parola di Dio, nella preghiera, nell'Eucaristia e nella Riconciliazione, con la carità verso i fratelli più poveri. È bene però rivedere i modi con cui la Comunità cristiana aiuta o meno i suoi fedeli a celebrare e vivere in pienezza di fede questo grande evento del Signore Gesù. È una grave responsabilità tutta nostra, offrire una precisa testimonianza al "Mondo" che forse inconsciamente attende Cristo, Salvatore  di tutti. In questo caso, se noi non siamo trasparenti e coerenti, certamente non possiamo darne la colpa ad altri.... E riflettiamo:- O Signore, in un mondo in cui tutto è in vendita, ricordaci che la verità non si compra.- O Signore, in un momento in cui si compra di tutto, ricordaci che l'amore è gratuito. -O Signore, nei giorni in cui si è buoni per obbligo, ricordaci che la carità e pratica quotidiana. -O Signore, in un momento in cui si fanno doni intelligenti, ricordaci che una riconciliazione è il dono più intelligente. O Signore, in mezzo a una mostra 
di "panettoni" farciti, ricordaci che il povero non si sfama con la pubblicità. -O Signore, quando riuniamo le nostre famiglie per fare festa, ricordati che lo potremmo fare molto più spesso. -O Signore , mentre orniamo i nostri alberi luminosi, ricordati lo splendore discreto della tua "Croce". -O Signore, mentre andiamo festanti alla "Messa di Mezzanotte", ricordaci che non è il cenone di Capodanno. -O Signore, mentre ci affanniamo ad agghindarci per le feste, ricordaci che davanti a quel Bambini cade ogni maschera. -O signore,mentre ci confessiamo, ricordati che Tu sei la nostra gioia e il nostro regalo, ogni giorno dell'anno, di ogni anno, per l'eternità.
  
 Bujari- Acre - Natale 2008

mercoledì 12 novembre 2008

Le bambine invisibili

Vittoria Savio, maestra in pensione racconta....
Visitando una Comunità"Quechua" situata sulle "Ande" a 3.500 m. sul livello del 
mare ha conosciuto la triste storia che vivono le bambine di queste povere famiglie, che
 vivono in questa Zona, quasi dimenticata dagli 
uomini. Le mamme che incontrano difficoltà per le proprie figlie di garantire una condizione di vita per sopravvivere, affidano  le proprie figlie a un "padrino", o a una "madrina"(persone che credono per bene e con un tenore di vita buono: (come insegnanti, poliziotti, ingegneri), con la promessa di farle studiare in città, in cambio di un aiuto domestico. Andare in città con una madrina era quindi una buona occasione, perché le loro bambine riuscissero a sfuggire al destino di miseria e di fame che l'attendevano, rimanendo in famiglia. Studiare, leggere e scrivere  la lingua spagnola, essere ben vestite, rispettate  era il sogno di ogni mamma. Si aspettavano che, dopo alcuni anni la ragazzina sarebbe tornata a visitare la sua famiglia carica di regali. Invece svanivano nel nulla. In realtà i  
"padrini" e le"madrine" invece di mandare le "figliocce" a scuola, in molti casi le obbligavano a rimanere chiuse in  casa, o in casa di parenti e conoscenti, obbligandole a cucinare, lavare lenzuola per famiglie numerose. Della scuola non se ne parlava assolutamente, facendo sparire i propri documenti e spesso le loro tracce. Arrivai  a  "Cusco", la orgogliosa capitale dell'Impero "Incas", mi resi conto delle condizioni in cui vivevano. Erano soggette  ad ogni tipo di abuso. "Come era possibile che queste bambine si perdess
ero nel nulla?" "Come è possibile che non potessero  parlare con nessuno dei maltrattamenti a cui erano sottoposte e con l'aiuto delle autorità potessero ritrovare la loro famiglia?". Di fatto le bambine avevano spesso solo una vaga conoscenza della Zona in cui erano nate e cresciute: Si ricordavano solo della provincia che si estende per migliaia di km. Anche se il loro caso arrivava a qualche Ufficio Pubblico , non potevano
 sopportare i costi per la ricerca della loro famiglia in uno spazio così grande. Quindi preferivano munirle di un nuovo documento di identità, magari con il nome di 
una attrice famosa. Così se ne andavano con le loro trecce nere e un vestito sdrucito a cercare fortuna come pastorelle in mezzo agli altopiani sconfinati delle "Ande", o come domestiche nella prima città della valle, definitivamente tagliate fuori dalle loro famiglie di origine.  Gli organismi internazionali hanno scarsi mezzi per combattere  questa mentalità diffusa fra i "meticci" delle città "andine". Per loro è "normale" utilizzare le bambine "indie", come lavoratrici domestiche a tempo pieno , privandole della libertà, della famiglia, dell'istruzione. Maltrattate, abusate sessualmente e abbandonate alla fine in mezzo alla strada con un bambino in braccio e un futuro difficile. In questo modo sono obbligate a restare per sempre "invisibili" 
"Rosa: Una Storia emblematica. 
Un fratello maggiore affidò sua sorella; Rosa, a un proprietari terriero, come domestica, quando aveva 6 anni, senza più curarsi di lei, come aveva già fatto con altre 3 sorelle, in cambio di un gruzzolo 
di denaro. Nella piantagione di caffè, dove era stata confinata, è cresciuta in condizioni di semi-schiavitù, mangiando per terra , cucinando pentoloni più grandi di lei per i "peones". Fin dai 7 anni ha cominciato a subire ogni sorta di violenza fisica e psicologica da parte del "padrone" e dei "peones". All'età di 18 anni decise di fuggire. Apettò la notte, per scappare su un camion di frutta. In mezzo a banane e sacchi di "ananàs"incontrò
 una persona che che, dopo mille peripezie la mise in contatto con il "CAITH" ( Centro di Apoyo Integral a las Trabajadoras de Hogar): una casa-famiglia per aiutare le ragazze"invisibili" ad uscire dal loro isolamento e realizzarsi come persone. Rosa ha vissuto lì per 2 anni , lavorando e  imparando a gestire una "Piccola comunità". Con l'aiuto del
 "CAITH" ha ritrovato la mamma: una povera donna distrutta dalla miseria dell'alcol. La sua famiglia non c'era più. La vera famiglia di Rosa ora è il "CAITH", suo punto principale affettivo e sociale.  Qui Rosa ha imparato a sorridere, ma ancora un nodo di rancori da sciogliere. Ma l'affetto e la cura delle educatrici del "CAITH" potrebbero aiutarla a rimarginare un poco per volta le sue ferite ancora sanguinanti.

Bujarì Acre 12 novembre 2008



martedì 28 ottobre 2008

La Meessa in lingua italiana a Rio Branco

Dopo ben 5 secoli dalla scoperta dell'America sono passati sulle "strade" del Brasile molti missionari italiani, per evangelizzare i popoli che abitavano in questo immenso e inesplorato Paese. L'evangelizzazione e la conversione erano i due più importanti principi del missionario. Purtroppo, nella buona volontà, della chiesa cattolica, di convertire tutti, scomparvero: riti, culti, liturgie e tradizioni, che questi popoli avevano portato con sé nelle grandi emigrazioni dai paesi di origine. Con il progresso e con il passar degli anni le distanze sono diventate più corte, e le frontiere che dividono le nazioni si sono aperte, molte persone di differenti culture, razze, popoli e religioni si incontrano. Anche nell'Acre ( uno Stato della confederazione politica del Brasile) si incontrano diversi italiani che vengono a visitare i missionari italiani che operano nella Diocesi di Rio Branco. Così negli anni passati, prima del 2008 è nata anche qui una Associazione culturale italiana: . Questa Associazione ha lo scopo di far conoscere la lingua, la cultura e la tradizione italiana in questa Zona del Brasile. Ecco che in seguito fu anche programmato di preparare e organizzare anche una celebrazione della S. Messa in lingua italiana. Così nel giorno 18 ottobre di questo anno 2008 alle ore 20 Don Luigi Paolinelli , missionario italiano in questa Diocesi, ha celebrato per la prima volta la S. Messa in lingua italiana. Erano stati incitati a concelebrare altri missionari italiani, ma per impegni pastorali nelle proprie parrocchie non hanno potuto partecipare e concelebrare. Sono stati distribuiti moti inviti per questa prima celebrazione, ma evidentemente essendo una cosa molto nuova, hanno partecipato circa 150 persone. insieme a tutti gli eventi culturale che questa Associazione avrà in programma nel prossimo futuro, anche l celebrazioni della chiesa cattolica aiuti a stingere rapporti sempre più stretti e a creare un dialogo per lo sviluppo e la realizzazione di una convivenza umana fra le persone di differente origine, cultura, razza e nazione. 

Bujarì 28 ottobre 2008

lunedì 27 ottobre 2008

La forza della Speranza

Carissimi amici della missione, leggendo il "SITE": "Il Paese dei Bambini che sorridono" ho incontrato una storia  che mi ha fatto riflettere.  Allora ho pensato di riscriverla sul mio "Blog", perché possiate conoscere che nel mond
o ci sono ancora persone che donano la propria vita , il loro tempo, le loro energie per sostenere,  difendere e aiutare molte persone che si trovano nel
bisogno.(Dall'inviatoStella Spinelli.)
Veramente questa storia può interessare qualcuno? Non ho fatto nulla di speciale dice Rosalina, mentre ci accoglie nella sua casa: Quattro stanze racchiuse in un ampio recinto in legno e fango. Siamo nel luogo delle "invasioni" ( occupazioni), nella città di S. Luis. Un "bairro" accanto all'altro a formare una distesa sterminata di casette alternate a capanne in legno e fango.
 In ogni angolo sciami di bambini che giocano e donne affaticate che rientrano dai campi. È un'area in continua espansione. La gente non se la sente più di vivere nell'interno, in paesi che distano gli uni dagli altri decine di Km. di strade li terra e argilla, impercorribili nella stagione delle piogge. Avvicinarsi alla Capitle sembra più facile sopravvivere: combattere la fame e salvare i propri figli. Così da un giorno all'altro intere famiglie si trasferiscono qui e costruiscono la propria capanna, dove ci sia un po' di spazio. Sembra un alveare. Questa "giovane nonna" ci apre il cancello. Sono le ore 18 di un caldo giorno di agosto. È già buio. "Siate i benvenuti. Per me è una gioia 
avervi qui". Ci racconta la storia della sua numerosa famiglia. Ci
 fa entrare e ci mostra con orgoglio una ad una quelle semplici stanze, con pochi mobili e molto scarni. Cerchiamo di migliorarla
 ogni giorno -commenta. Si è emoziona un istante, ma poi ritorna il sorriso e il suo volto si illumina. Ne ha  passate tante! Giovanissima si sposò con un uomo più grande di lei , che le promise l'impossibile. Ebbe diversi figli. In due era più facile affrontare la povertà. Un giorno poi il marito non è più tornato.... "Io non ho avuto nemmeno il tempo di disperarmi. Per un po' ho aspettato.
 Ho sperato che tornasse..! Poi ho ho capito che non c'era tempo da perdere. Da sola non ce l'avrei fatta." Così lei ha cominciato a fare dei lavoretti, per assicurare almeno
 un piatto di riso e fagioli per i suoi figli. Ha venduto "ghiaccioli"giorno dopo giorno, percorrendo km,vendendo ghiaccio colorato. Poi sono arrivate le "Suore Missionarie" che l'hanno aiutata come potevano, con un sostegno morale e non solo. Hanno attivato una rete di adozione a distanza, grazie alla quale molte famiglie italiane aiutano chi ha bisogno. "Anche i miei figli sono stati inseriti in questo progetto. Queste persone sono state sempre in contatto con noi e piano piano le difficoltà sono diminuite. Con il denaro guadagnato ho acquistato due piccole costruzioni, che ho rifatto ristrutturare e ho affittato per un negozio di 
frutta e un'officina, e in una stanza della casa ha ricavato un altro fondo che ha affittato per un "bar". Ora si è fatto tardi e la sua famiglia deve cenare. Piano piano arrivano tutti i suoi 5  figli, di cui uno adottato, perché era stato abbandonato per la strada, con la figlia maggiore incinta di 8 mesi,. Così fra poco ci saranno anche 3 nipoti. Suor Gabriella della Congregazione delle "Suore Minime del Sacro Cuore", che ha lavorato 18 anni in Brasile commenta. Nei "bairros" brasiliani la famiglia ha un concetto molto ampio e indefinito che ruota e prende forma intorno alla donna, unico perno e speranza dei poveri. Ed è proprio nel ruolo della donna che le missioni, sia laiche che religiose , ripongono  la loro fiducia.

Bujarì 27 ottobre 2008

giovedì 16 ottobre 2008

I BAMBINI SOLDATO E L'ISTRUZIONE


Sono più di 300.000 i minori di 18 anni attualmente impegnati in conflitti di guerra nel mondo.Centinaia di migliaia hanno combattuto nell'ultimo decennio, alcuni negli eserciti governativi, altri nelle armate di opposizione. La maggioranza di questi hanno da 15 a 18 anni ma ci sono reclute anche di 10 anni e la tendenza che si nota è verso un abbassamento dell'età. Decine di migliaia 

corrono ancora il rischio di diventare soldati. Il problema è più grave in Africa

dove si parla di 

120.000 soldati con meno di 18 anni. In in Asia e In America parecchi stati reclutano minori nelle loro forze armate. Negli ultimi 10 anni è documentata la partecipazione a conflitti armati di bambini dai 10 ai 16 anni in 25 Paesi. Alcuni sono soldati a tutti gli effetti, altri sono usati come "portatori" di munizioni, vettovaglie ecc. 

e la loro vita non è meno dura e a rischio dei primi. Alcuni sono regolarmente reclutati nelle forze armate della propria nazione, altri fanno parte di armate di opposizione ai governi. In ambedue i casi sono trattati brutalmente e puniti in modo estremamente severo per gli errori. Una tentata diserzione può portare agli arresti e, in qualche caso, ad una esecuzione sommaria.

Anche le ragazze, sebbene in misura minore, sono reclutate e frequentemente

 soggette allo stupro e a violenze sessuali. In Etiopia, per esempio, si stima che le donne e le ragazze formino fra il 25 e il 30 per cento delle forze di opposizione armate. Anche nella storia passata i ragazzi sono stati usati come soldati, ma negli ultimi anni questo fenomeno è in netto aumento perché è cambiata la natura della guerra, diventata oggi prevalentemente etnica, religiosa e nazionalista. I "signori della guerra" che le combattono non si curano delle Convenzioni di Ginevra e spesso considerano anche i bambini come nemici. L'uso di armi automatiche e leggere ha reso più facile l'arruolamento dei minori.  Si dice che alcuni ragazzi aderiscono come volontari. Per lo più lo fanno per sopravvivere, perché c’è di mezzo la fame o il bisogno di protezione. Nella Rep. Democratica del Congo, per esempio, nel '97 da 4.000 a 5.000 adolescenti hanno aderito all'invito, fatto attraverso la radio. Un altro motivo può essere dato da una certa cultura della violenza o dal desiderio di vendicare atrocità commesse contro i loro parenti o la loro comunità.  Una ricerca mostra come la maggioranza dei ragazzi, non chiedono paghe, e si fanno indottrinare e controllare più facilmente di un adulto, affrontano il pericolo con maggior incoscienza (per esempio attraversando campi minati, o intrufolandosi nei territori nemici come spie. Mai più un kalashnikov imbracciato da un bambino!  L'unica 'arma utile' ad  assicurare un futuro  a 37 milioni di bambini che ancora non possono andare a scuola a causa


delle guerre, è l'istruzione.
Eppure nel 2007 i Paesi in guerra hanno speso 17,8 miliardi di dollari in armi, tre volte quanto necessario per garantire
 l'istruzione primaria ai propri bambini, mentre i Paesi del G8 -Italia compresa- detengono l'84%  delle esportazioni di armi nel 
mondo.  La campagna: 'Riscriviamo il futuro',  in due anni ha garantito
 un'istruzione 

di qualità a 6 milioni  di bambini che vivono in nazioni colpite o reduci da conflitti armati, e punta a raggiungere quota 8 milioni entro il 2010. 'Se veramente abbiamo a cuore il futuro dei minori afflitti da guerre e le migliaia di bambini-soldato, bisogna   incrementare gli investimenti nell'istruzione. Ancora oggi almeno 250.000 minori  sono impiegati come soldati, spie, facchini, cuochi, arruolati in eserciti non governativi in almeno 24 nazioni: bambini costretti non solo a commettere, ma anche a subire violenze. Noi tutti siamo responsabili per la mancata istruzione per i nostri ragazzi. Essi un giorno ci condanneranno per non aver fatto loro conoscere il valori della giustizia, della fraternità e della pace, che sono le basi della convivenza umana .

   Bujari 16 ottobre 2008



venerdì 3 ottobre 2008

Tempo di Elezioni


In Brasile,come in tutte le nazioni democratiche,  si tengono le Elezioni. Ogni quattro anni tutti gli abitanti di ogni Municipio sono chiamati a eleggere il proprio Sindaco (qui chiamato:  Prefetto) e i propri Consiglieri (qui chiamati: Veriadores). Anche nella mia Parrocchia di Bujarì, che è anche Municipio  dello Stato dell'Acre, tutti gli abitanti sono chiamati a esprimere il proprio voto e la propria preferenza per mezzo della Urna Elettronica  Due candidati si contendono la Carica di Sindaco: Michel del Partito dei Lavoratori ( PT, Partido dos Trabalhadores ) e Padeiro ( Partito Movimento Democratico Brasileiro, PMDB ). Ciascuno candidato ha fatto una campagna elettorale molto particolare accompagnato dai propri candidati consiglieri, visitando tutte le famiglie, o incontrando piccoli gruppi di persone riuniti in località più lontane della Zona Rurale e nella Foresta. Nel centro del municipio, dove risiede la maggioranza  dei cittadini di Bujari, la propaganda è stata più intensa. Diverse automobili con altoparlanti hanno fatto la propaganda, annunciando i nomi dei  candidati del proprio Partito, invitando la popolazione  a dare il proprio voto. Nell'ultima settimana ciascun candito a Sindaco, accompagnato dai propri candidati a consiglieri comunali, ha tenuto nella piazza centrale del Municipio, il comizio finale, con la presenza determinante dei Deputati e Senatori del Governo Federale di Brasilia. Per il partito dei Lavoratori, con il candidato a Sindaco Michel, erano presenti: il Senatore Tião Viana, il Governatore dello Stato dell'Acre Binho Marques , il deputato Federale Nilson Morão e l'ex Governatore Jorge Viana. Per il Partito del Movimento DemocraticoBrasileiro, con il Candidato  a Sindaco, Padeiro, era presente il deputato federale Marcio Bittare l'ex governatore Flaviano Melo. Osservando senza nessun interesse di parte nella votazione,  dall'intensità della propaganda e dalla presenza del pubblico ad assistere ai due comizi, sembra che la vittoria vada al candidato del PT: Michel.  Ma ora bisogna aspettare a Domenica sera 04 ottobre per conoscere chi sarà il nuovo Sindaco di Bujarì. "Michel, o Padeiro?" Sicuramente alla fine dello spoglio delle schede elettorali ci sarà chi piange per la sconfitta e che sorride felice per la vittoria. Importante è che il nuovo Sindaco insieme ai consiglieri eletti si impegnino per il progresso sociale e la promozione umana. Per quanto riguarda la salute, l'educazione e l'economia diano maggior attenzione alle famiglie meno servite dalle strutture pubbliche del Municipio, perché tutti si sentano uniti come in una grande famiglia.

Bujarì 03 ottobre 2008  

martedì 9 settembre 2008

UN POCO DI RELAX.!!

Dopo il viaggio nella foresta lungo un cammino di terra e polvere di circa 80 km., per visitare tre Comunità della Parrocchia di Bujarì,, volevo prendermi due giorni di riposo nel silenzio di una colonia in mezzo alla campagna a 80 km. da Rio Branco. All'indomani della domenica pomeriggi, quando sono ritornato a casa,  ho invitato anche Valentina a visitare una famiglia di carissimi amici che conosco dal 1990, quando venni per la prima volta a Rio Branco. Arrivati presso la casa di questi amici, li ho fatto conoscere a Valentina. Questa famiglia è composta di quattro persone: il papà Valmor discendente di italiani emigrati in Brasile circa negli anni 1890- 1895  e la sua sposa Helga Reich di origine tedesca. Anche i  bisnonni di lei emigrarono nella stessa epoca,  dalla regione della "Prussia" (Germania). Ma tutti e due non sanno esattamente da quale Municipio partirono, perché non hanno alcun documento con cui si possa identificare il luogo di origine. Essi hanno due figlie. Aline, che è la maggiore, ha 18 anni e sta facendo una Scuola di Agronomia nel sud del Brasile. Adriane, di 14 anni.  Valentina chiese, se poteva andare a cavallo in mezzo ai prati della Colonia.  Ho chiesto se era possibile per lei avere un cavallo per fare una "bella cavalcata".  Il cavallo subito è arrivato!! Una famiglia vicina lo ha imprestato. Così, appena che è stato preparato è salita sopra e se ne è andata, galoppando per i campi. Durante questi due giorni abbiamo approfittato di riposarci dopo il viaggio nella foresta,  abbiamo agganciato l'amaca sotto la veranda della casa nel silenzio della campagna.  In pomeriggio insieme a Aline e Valentina a cavallo,( perché non lo lasciava) abbiamo fatto una lunga passeggiata per i campi dove centinaia di mucche pascolavano, presso un albero di mango abbiamo trovato il primo frutto maturo. Le frutta non mancavano: banane, papaia, carambola, cajù, aranci  e molti altri frutti. Abbiamo bevuto direttamente dalla pianta l'acqua del cocco che questo amico ha raccolto. Poi con molto piacere abbiamo gustato la polpa che si trova all'interno del frutto. Potevamo mangiarne a volontà, perché eravamo in mezzo alle coltivazioni di queste frutta. Non è mancata la marmellata casalinga di queste frutta dalla moglie di Valmor insieme con il miele tirato dagli alveari che hanno intorno casa. Ma come aperitivo e digestivo non è mancato un bel bicchiere di grappa con limone e ghiaccio con zucchero, bevanda locale chiamata "caipirinha". Insomma qui si mangia molti prodotti naturale della terra, per cui il gusto e il sapore è migliore di quelle frutta che compriamo al Supermercato. Abbiamo vissuto due giorni con grande amicizia e familiarità, quasi fossero molti anni che conoscevano questa nuova ospite venuta da Lucca. Come sempre la partenza lascia nel cuore un po' di tristezza. Così è stato anche qui. Ciascuno deve partire per ritornare alla sua vita, ma non dimentichi che qui rimane sempre una famiglia amica che ha sempre piacere che torniamo a trovarla .  Chissà che un giorno....!

Bujarì 09 settembre 2008

VISITA LEBBROSARIO


Qalcuno può
 pensare che in Brasile non ci sia più la lebbra. Che sia una malattia del tempo passato! Ma non è così. Qui a Rio Branco, nello Stato dell'Acre ancora c'è il "Lebbrosario", perciò c'è ancora al malattia della lebbra. Non è un ospedale dove vengono ricoverati i malati di lebbra. È una casa dove abitualmente vivono coloro che hanno bisogno di cura e di essere accompagnati durante il periodo della malattia in corso. Per questo abbiamo voluto chiamare questo luogo: "Casa di accoglienza per i malati di lebbra". Qui abitano circa 40 persone. A volte incontriamo anche coppie di sposi colpiti dalla stessa malattia che abitano qui da diversi anni. Le loro condizioni di salute sono molto gravi. A volte incontriamo alcuni che hanno perduto un piede o parte dei diti delle mani o dei piedi. Per rispetto alla loro condizione di salute non viene pubblicata alcuna foto. La lebbra non è una malattia infettiva. Perciò non è contagiosa, se non quando il paziente ha delle ferite che devono essere curate. Spesso vengono amputate alcune parti periferiche delle gambe o delle mani. Succede lo stesso fenomeno del congelamento, perché questa malattia provoca la perdita della circolazione del sangue e non si ha più sensibilità al calore e al freddo, per cui qualunque parte  ferita deve essere amputata per evitare la cancrena. Da diversi anni questa casa è visitata da persone che vengono in Acre e specialmente a Rio Branco dove lavorano come missionari alcuni sacerdoti della Diocesi di Lucca. In questo mese di Agosto abbiamo avuto una visita da Lucca: Valentina Bevilacqua, che ha passato con noi  "le sue vacanze estive". Visitando questa casa di accoglienza  lei si è sentita subito a suo àgio incontrando gli operai agricoli che si interessano dell'allevamento di bovini, suini , pesci. Subito ha accettato di salire su un cavallo e accompagnare il "cow-boy" a condurre i bivini al pascolo nella "Fazenda" del Lebbrosario.
Sono venuti alla fine del mese anche due sacerdot
i di Salerno: Don Andrea Vecce della Parrocchia 
"Madonna di Fatima" e Don Nicola di Bian
co di Pontecagnano, professore al seminario della diocesi di Salerno. Ho passato un giorno con loro condividendo questa visita con Luca Bianucci di Lucca e Mauro Ciaramaglia, missionari laici  responsabili di questa "Opera Sociale della Diocesi di Rio Branco". Questa visita certamente non sarà dimenticata per i sentimenti e le emozioni che hanno provato, incontrando questi malati e il saluto molto cordiale che hanno ricevuto.

 Bujarì 09 settembre 2008
  

venerdì 5 settembre 2008

NELLA FORESTA!!



Dopo un anno sono ritornato a visitare due comunità nella foresta. Durante il periodo delle piogge non è possibile raggiungere queste comunità, composte di alcune famiglie in  due Zone  distanti dalla parrocchia di Bujarì circa 60 km. Solo d'estate è possibile arrivare fino là, perché le strade di terra sono percorribili solo in questo periodo. 

Perciò anche quest'anno sono partito in compagni di una ragazza che è venuta a visitare Rio Branco e le Comunità dei nostri missionari lucchesi. La persona che mi ha accompagnato in questo 

viaggio missionario, si chiama Valentina Bevilacqua, figlia di un dirigente della Provincia di Lucca.  Abita e lavora a Roma. Siamo partiti alle ore 07,00 del mattino tutti equipaggiati con l'amaca per dormire in casa di una famiglia, dove ci saremmo fermati durante questo viaggio. Il viaggio inaspettatamente fu molto buono, anche se la strada era di terra e con molta polvere, perché il Municipio aveva mandato una macchina per sistemare il fondo stradale dissestato dalle piogge invernali. Cosicché siamo arrivati molto  bene  presso la Comunità.  A dire il vero questa comunità non ha una chiesa

  per celebrare il giorno del Signore. Allora l'incontro avviene presso una famiglia che ha una casa molto grande e accoglie tutti coloro che vengono per partecipare alla celebrazione della messa o alla celebrazione del Culto domenicale, guidato dal “monitore” che 

dirige la comunità. Appena arrivati questa famiglia ci ha offerto un buon succo di maracujà,banane, latte e caffè. In un clima di grande allegria abbiamo salutato tutti quelli che stavano nella famiglia  Ma Valentina, quando vide i cavalli di alcuni giovani che erano venuti per partecipare alla celebrazione della messa, chiese se poteva fare un giro cavalcando un cavallo. Quando le offrirono questa opportunità si sentì tutta emozionata e quasi si vergognava di essere ammirata da quella gente. Andò cavalcando per più di mezz'ora in mezzo a quella colonia e 

provando anche il brivido del "trotto lungo la strada lasciando un polverone al suo passaggio. Alle ore 10:00 celebrammo la messa nella veranda della casa di quella famiglia che ci accolse. Dopo ci fu il pranzo per tutti. In quella occasione sempre viene offerto dalla famiglia un piatto per tutti coloro che vogliono mangiare. C'è un piatto per tutti: anche i bambini armati di un cucchiaio, mangiano insieme nello stesso piatto, preparato per loro dalla propria mamma. La seconda tappa del nostro viaggio missionario fu presso una famiglia distante 15 km. sulla via del ritorno. Anche lì ci incontrammo con quella piccola comunità, celebrammo la messa e poi... “via, per fermarci presso una famiglia della terza Comunità chiama

 "Cristo Rei". Arrivammo alle ore 17:00 ci rinfrescammo un poco, facendo un bagno alla maniera antica.... con il secchio e un  recipiente che fungeva da catinella!! Agganciammo l'amaca e facemmo un sonnellino pomeridiano in attesa della cena. Alle 19:00 cenammo con riso e fagioli e carne di caccia molto saporita. Al mattino dopo, fatta 

colazione con latte e caffè ci incamminammo verso la piccola chiesetta che la Comunità aveva costruito da due anni.  Con questa celebrazione terminò il mio servizio  di la visita a queste 3 comunità e  ritornai con  Valentina a Bujarì, dove Nicola e Nadir ci aspettavano per il pranzo. Arrivati a casa io ero molto soddisfatto per il viaggio, una bellissima giornata di sole, anche 

se era molto caldo. Valentina

 era entusiasmata per questo viaggio, ma più perché aveva avuto l'occasione di vivere un momento di vita sportiva con il cavallo che aveva fatto negli anni passati .

Bujari 24 Agosto 2008